Per noia o per passione decidi di saperne di più di quel nome che ti è apparso, per caso, nei commenti di un conoscente.
Apri quindi il, suo Diario (wow!)
La prima cosa che ti appare è un’immagine inusuale che è diventata usuale. Qualche festa, oppure un paesaggio, oppure un’attività culturale. Magari con qualche frase più o meno azzeccata con il contesto.
Incominci, andando a vedere le foto. Già l’immagine di copertina dovrebbe averti messo in allarme ma tu, impavido guerriero del cyberstrazio (anche un poco coglione, ammettiamolo serenamente! NdA), insisti.
Quindi: cani, cani, cani abbastanza marci, cani un po’ meno marci, universi di cuccioli di cane, galassie di cani abbandonati, nebulose di cani amputati. Candele, occasionalmente qualche gattino, conigliolino, tante bandiere (rosse o rosine). Frasi prese a cazzo di cane da due o tre “guru” a casaccio. Non mancano neppure i soliti links contro l’ordine ordinato & ordinante.
Poi, le foto.
O non si vede assolutamente nulla oppure per vederne una o due tocca per forza spalare nel mucchio di cani, bandiere, frasi da baci perugina (senza dimenticare la droga, ovviamente).
Poi alla fine apri il cofanetto (bruciando con il lanciafiamme le varie foto di cani) e trovi quelle maledette foto personali e pensi: era meglio di no.
A questo punto ti torna in mente che per capire veramente cos’è il disprezzo per gli altri, devi immedesimarti nel pensiero di un’altra persona.
Quindi che fai? Non ci provi? Ci provi: spicchi un bel salto nella blogsz/stratosfera e ti tuffi a Mach 2 nella bacheca, sperando che l’attrito bruci un po’ del guano che ti è rimasto appiccicato durante l’esplorazione.
Quindi apri.
La prima cosa che pensi è di trovarti in una discarica: non c’è un contenuto originale, un pensiero che non sia mai stato fatto, un minimo accenno di personalizzazione, di originalità.
Quel link lì, sì; la frase di, quel coso, Coscio? Ah, no, Osho, col trattino su una “o” (ma non so quale). Originale, vero? Peccato che l’ho trovato in circa settatancinquecontattisufacebook. Il resto è più o meno su questo livello. Non so nemmeno se gli importi di essere alternativi, ma credo di no.
C’è un immagine, esemplificativa a bestia, che mostra un gruppo di scheletri che devono ripetere “IO SONO LIBERO”.
Signori (ma soprattutto signore) ho da darvi una brutta notizia: gli scheletri siete voi.
Sia a livello di puppe (la cosa più grave) che a livello centrale, intimo, razionale, forte & intenso come il cafè macinato fresco di una nota pubblicità.
Non siete liberi. Essere diversi dalla massa è una domanda di una parte della massa, che è massa anch’essa e obbedisce alle regole della domanda e dell’offerta.
Piazzi il C4 sotto un bel colonnato di guano di piccione (ce ne sono tantissimi) e te ne vai, urlando: “Siamo tutti POSER. Quindi, divertiamoci e affanculo!”
Bum. Fine della storia.